martedì 8 febbraio 2011

La Madonna nella Bibbia


3. "il bambino con Maria sua madre"
- L’espressione è nuova anche rispetto a Es 4,20 (ove a precedere è la moglie di Mosè e non la madre seguita dai figli) e si ripete quasi invariata 4 volte nel racconto (2, 13-14.20.21). La novità è la messa al primo posto del bambino e poi della madre (e non la sposa) per significare la sua eminente dignità;

- "Maria" è il nome della madre scritto nella forma grecizzata che si legge anche in Mt 1,16.18 (3 volte in tutto), mentre in Mt 1,20 e 13,16.18 si ricorre alla forma aramaica che proviene dalla tradizione originale (Mariám);
- la "madre di Gesù" compare 15 volte in Matteo di cui 13 in 1-2. L’apposizione "madre sua" ricorre in 1,18 1 in 2,13 – 4, 20-21; 13,55. "Maria la madre di Gesù" deve essere stata una formula cristallizzata nella tardiva trazione cristiana (cfr. anche Lc 2,34), come risulta anche dalla più tardiva tradizione giovannea dove appare solo "la madre di Gesù" (Gv 2, 1.3.5. e 19,25);
- Maria viene identificata come la "madre sua (di Gesù)", una qualifica d’onore dato che si tratta del "neonato re dei Giudei", del Messia. Nessun equivalente per Giuseppe, che qui scompare del tutto.

4. "prostratisi…….e aperti i loro scrigni"
- I due participi descrittivi preparano due azioni compiute dai Magi: adorarono e gli presentarono i loro doni. Il verbo proskunéo ha qui il doppio significato di "rendere omaggio al re" e "adorare una divinità". Nella trama narrativa ha una particolare importanza in quanto rappresenta il progetto dei Magi (2,2,) e il controprogetto di Erode (2,8). Giunti davanti al neonato bambino figlio di Maria, il primo gesto che essi compiono è proprio l’adorazione – omaggio regale. Matteo, infatti, usa proskunéo in relazione a "re" e al "regno" come fa in 4, 8-10; 18, 23ss e 20,20ss;
- I Magi offrono al "bambino con Maria sua madre" tre doni: oro, incenso e mirra:

1. oro: questo vocabolo viene usato 9 volte da Matteo, due volte da Luca, una da Marco e nessuna da Giovanni. In molti passi dei Sinottici il termine ha una sfumatura cultuale (Mt 5,23-24; 8,4; 15,5; 23,18-19; Mc 7,11: Lc 21,1) e indica qui la qualità superiore del destinatario e, sullo sfondo, quella di sua madre;

2. Incenso: ricorre solo due volte nel N.T. (qui e in Ap 18,13);

3. Mirra: pure raro nella Bibbia (qui e in Gv 19,39): mentre Giovanni lo menziona come prodotto aromatico per imbalsamare i morti, Matteo ne valuta solo la preziosità.
Tutti e tre i doni esprimono quindi ricchezza, in quanto materie rare e preziose.

Il gesto dei Magi di portare queste ricchezze al regale "bambino con Maria sua madre", allude a molti testi di Isaia, Michea e dei Salmi che annunciano un pellegrinaggio delle genti a Gerusalemme per adorare il vero Dio e offrigli i loro doni (Is 2, 2-3: 45,14; 60, 1-6; Mic 4, 1-2; Sal 72,11). Nei doni dei Magi, dunque, la tradizione prima e l’evangelista poi hanno visto il compimento della Scrittura, anche se in modo diverso e cioè:

1. non a Gerusalemme ma a Betlemme, da cui verrà "la guida che pascerà il mio popolo Israele" (Mt 2,6; Mc 5,2 e 2Sam 5,2);

2. non nella reggia di JHWH ma in una casa dove abita "con Maria sua madre";

3. non per adorare JHWH e ricevere in dono la Torah, ma per adorare un neonato bambino,
riconosciuto come re – Messia, il cui compito sarà quello di portare ad ebrei e gentili il regno di Dio.

Qui si conclude il pellegrinaggio delle genti rappresentati simbolicamente dai Magi: ai piedi di Maria madre del bambino, nella sua abitazione. Maria è dunque il trono regale su cui siede il re – Messia adorato da tutti i popoli;

Questa grandiosa scena si chiude drammaticamente nella fuga perché il "bambino e sua madre" devono essere portati in salvo a causa dell’incombente minaccia di Erode. E’ Giuseppe che condurrà in Egitto "il bambino e sua madre" per ricondurli poi entrambi, morto Erode, nella "terra di Israele" e insediarli nell’oscura borgata di Nazaret, così oscura da far disperare l’evangelista nel trovare una profezia specifica che la riguarda (2,23);
Maria, madre del bambino, è un tutt’uno con lui, nell’omaggio regale dei Magi, nella fuga e nel ritorno. 

Giuseppe, colui che dietro incarico divino ha il compito di salvare sia il bambino che la madre, non viene qualificato né come sposo, né come padre, per quanto il lettore sappia che già egli è sposo di Maria madre vergine di Gesù (Mt 1. 18-25).


3. Conclusione
Quali conclusioni si possono trarre da tutto quello che è stato detto fin qui? Esse possono essere brevemente così riassunte:
1. L’analisi strutturale del testo ci ha fatto comprendere che Maria, madre del bambino, va qualificata come regina – madre del "neonato re dei Giudei" e ancor più "madre del Figlio di Dio, il Verbo incarnato";

Nessun commento:

Posta un commento