venerdì 3 giugno 2011

Il Dono delle lingue

PROFEZIA, DONO DELLO SPIRITO:

DALL'ANTICO AL NUOVO TESTAMENTO.


La visione delle ossa aride in Ezechiele non e' solamente un'immagine fantasiosa. Ha una forza profetica molto piu' grande: con questa poderosa metafora di ossa che si rivestono di carne e riprendono vita grazie al soffio di Dio, il profeta ci annuncia una rinascita, una nuova creazione.
Dio ricomincia la storia da capo, rinnova tutto l'universo.
Creare vuol dire fare una cosa nuova, che ancora non esiste. Ora lo Spirito di Dio rinnova ogni giorno il prodigio della creazione:
"Ecco, io faccio una cosa nuova: e' adesso che germoglia. Non la riconoscete ?"(Is 43,19)
Il Secondo Isaia si riferisce ancora, in questo modo, a un intervento divino destinato a cambiare la storia: la liberazione degli esiliati.
Il Terzo Isaia scrive: "Ecco io creo cieli nuovi e una terra nuova" (Is 65,17). In realtà, neppure lui esce dalla storia: i cieli nuovi non sono altri cieli, la terra nuova non e' un'altra terra.
Sono gli stessi cieli, la stessa terra "rinnovati" dal soffio di Dio grazie all'universalità' del dono creazionale dello , al fatto che esso viene riversato in ogni uomo:

"Così dice Dio, il Signore,
che crea i cieli e li spiega,
che stende la terra e quanto ne esce,
che infonde l'alito al popolo che l'abita
e il soffio a quanti vi camminano sopra:
Io, il Signore, ti ho chiamato nella giustizia
e ti ho preso per mano.
Ti ho custodito e ti ho posto
come patto del popolo, luce delle genti
(Is 42,5-6).
(cf. Is 42,1; Is 59,21)
"Lo Spirito del Signore Dio e' su di me
dal momento che il Signore mi ha unto
(Is 61,1).
In questo ultimo passo l'unzione conferisce una stabilità al dono: a differenza dei profeti piu' antichi, l'infusione dello Spirito non e' temporanea, bensì legata a un progetto esistenziale, a una vocazione permanente.
Lo Spirito del Signore è assolutamente libero di fare ciò che vuole perché Dio ha una sua volontà sovranamente libera e conferisce i suoi doni a chi vuole (generalmente a chi è pronto ad accoglierli). L'uomo e' stato pensato ad immagine di Dio, in modo che possa instaurarsi una stretta, intima relazione fra di loro.
Anche l'uomo è dotato di una volontà decisionale che, entro certi limiti creaturali, è libera, ed è il suo cuore. In Ezechiele, come pure nel Terzo Isaia, "spirito" e "cuore" sono usati come perfetti sinonimi:

"Perche' cosi' dice l'Alto ed Elevato,
che dimora in eterno e il cui nome e' Santo:
In luogo alto e santo io dimoro,
ma anche col contrito e l'umile di spirito
per far rivivere lo spirito degli umili
e ridar vita al cuore dei contriti"
(Is 57,15).

Contrizione e umiltà di spirito che sono la condizione stessa per stare davanti a Dio nella nostra verità creaturale. Solamente lo può santificare lo spirito dell'uomo. Ma questo dono non e' mai fatto una volta per tutte: deve essere costantemente rinnovato.
I doni dello Spirito, secondo Isaia, sono destinati a rivelarsi anzitutto nel Messia figlio di David.
C'e' una interdipendenza fra profezia e compimento, di modo che l'uno non può stare senza l'altra. In questo senso i santi Padri hanno sempre considerato insieme Antico e Nuovo Testamento, ed e' giusto così.
Possiamo ricavare un insegnamento: nel nostro cammino verso la nostra maturità umana e spirituale, ogni passo, ogni gradino che si sale, ha un grande significato e ci avvicina al compimento. Dopo non viene del tutto eliminato perché costituisce la nostra storia, la fatica che abbiamo sperimentato nel tendere alla meta, alla pienezza della nostra condizione di creatura che cerca il Signore. I profeti, tutti i profeti, hanno reso testimonianza a Gesù' senza neppure bisogno di una confessione esplicita del suo nome.
Se davvero noi crediamo che lo "ha parlato per mezzo dei profeti", per quanto in maniera velata, allusiva, misteriosa - ma proprio per questo così efficace, così suggestiva - tutto questo costituisce oggi e sempre una testimonianza di Gesù'.” (Padre Claudio Traverso)

I pentecostali non distinguono bene il valore battesimo cristiano, infatti essi cominciano col separarlo in due fasi, “battesimo in acqua” e “battesimo nello Spirito” alterando così l’insegnamento battesimale che troviamo nella Bibbia.

Essi dicono che il battesimo in acqua è una semplice pubblica testimonianza della propria fede, il credente testimonia la propria fede davanti alla comunità per mezzo del battesimo in acqua.

Ma non è questo l’insegnamento battesimale che ci ha raccomandato Gesù, Giovanni battista battezzava in acqua, ma con l’avvento di Gesù quel battesimo fu destinato a scomparire, per lasciare il posto a colui che battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Nel linguaggio biblico fuoco significa in questo caso purificazione, fuoco purificatore, anche l’acqua è segno di purificazione.

Quindi si può usare l’analogia “dopo di me verrà Colui che battezzerà in Spirito Santo e acqua…”

Senza alterarne il significato biblico.

Quindi nel battesimo cristiano è sempre presente lo Spirito Santo, l’acqua è il segno visibile, lo Spirito Santo è l’elemento invisibile che realmente purifica dal peccato.

Non si può quindi parlare di “battesimo in acqua” e “ nello Spirito” ma semplicemente di battesimo cristiano, nel quale l’acqua è solo il simbolo di purificazione mentre lo Spirito la opera.

Se il battesimo in acqua sarebbe una semplice testimonianza della propria fede cristiana, non si capirebbe perché Pietro abbia battezzato presso la casa di Cornelio tutti coloro che ricevettero l’effusione dello Spirito.

Se già questi parlavano in lingue vuol dire evidentemente che stavano testimoniando in maniera molto vistosa la propria fede, tra l’altro in presenza di un apostolo, che bisogno avevano di testimoniare con il battesimo in acqua la propria fede?

La purificazione dal peccato, sia esso di origine o personale. Quindi il non è una formalità votata alla testimonianza, ma una necessità imprescindibile, per purificare dai peccati precedenti.

Se non si fa attenzione a valutare il contesto, confrontandolo pure con altri episodi simili, si corre il rischio di alterare l’insegnamento biblico.

Bisogna saper distinguere tra “effusione dello Spirito” e “”, perché Paolo ci parla proprio di effusione dello Spirito, e non di Battesimo.

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